mercoledì 2 luglio 2008

Il Debito con le comunità indigene deve essere saldato


Il Coordinamento Andino delle Organizzazioni Indigene (CAOI) ha divulgato il 24 giugno un documento nel quale si richiede che gli Stati Europei riconoscano il debito storico che hanno con i popoli indigeni e che si costituisca un Tribunale Internazionale per il giudizio dei reati economici ed ambientali commessi. La rivendicazione della CAOI si basa sulla risoluzione del Tribunale Permanente dei Popoli (TPP) che, il 15 maggio a Lima, in Perù, ha discusso sul tema, decidendo per la colpevolezza degli europei. Durante i giorni 13 e 14 maggio, alcuni testimoni hanno denunciato le violazioni dei diritti umani e dell'ambiente commesse dalle multinazionali europee in America Latina. Adesso, con la sentenza del TPP, gli indigeni chiedono che il Consiglio dei Diritti Umani delle Nazioni Unite scelga un relatore speciale, il più rapidamente possibile, per presentare una relazione all'Assemblea Generale dell'Onu, dove "compaia il concetto di debito illegittimo, ecologico e storico; così come la qualificazione delle violazioni nei riguardi dei diritti economici, sociali e culturali contro le persone e i popoli, da parte dei governi, istituzioni finanziarie e corporazioni multinazionali". Per il TPP, il debito è stato generato dall'invasione, la conquista e la colonizzazione dei territori dal secolo XV. Sei secoli fa, sono state rubate le terre, fu introdotto la schiavitù indigena, uccisi i popoli originari, e attuato un genocidio culturale. Attualmente l'invasione è effettuata dalle grandi multinazionali, che sono utili ad una minoranza e distruggono terre, contaminano fiumi, gettano prodotti chimici nel suolo e contaminano le acque. Tra queste sono incluse: L'impresa spagnola FENOSA, che agisce nel Cauca (Colombia), nel fiume Archicaya, Valle del Cauca; l'Impresa Mineraria Majaz, della Gran Bretagna, che agisce nel nord di Piura, in Perù; la spagnola Repsol, che sta distruggendo gli ecosistemi in varie parti della Colombia, Ecuador, Bolivia ed Argentina.
Le imprese sono responsabili anche dello sfollamento dei popoli originari dalle loro terre. Le violenze sono perpetrate fisicamente dall'esercito, la polizia e da gruppi armati irregolari. L'Unione Fenosa è di nuovo colpevole. Nelle operazioni da lei compiute in Colombia, Guatemala, Messico e Nicaragua, non ha mantenuto le promesse fatte a seguito dello sfollamento degli indios, dei contadini e degli afrodiscendenti. Da parte sua, la Shell, è responsabile della repressione illegale delle comunità in Brasile ed in Argentina, a Loma de la Lata e a Neuquén. Per la stessa cosa, la Shell è stata denunciata in Irlanda. La Repsol è stata accusata adi non aver rispettato i diritti dei Mapuche, Paynemil e Kaxipayin dell'Argentina, Bolivia e Ecuador. Le azioni di queste imprese colpiscono tutta la società, ma gli indigeni e i contadini sono pregiudicati in maniera speciale e la biodiversità è in pericolo. Il comportamento delle imprese porta alla distruzione delle comunità indigene ed afrodiscendenti, la qualcosa mette in pericolo la biodiversità, della quale questi popoli sono i principali protettori.
Per tanto la CAOI chiede a tutti gli Stati ed i Governi dell'America Latina e dei Caraibi di: assicurare la presenza rapida ed efficente della giustizia; promuovere ed appoggiare, con le risorse necessarie, il sistema giuridico, per ricercare e punire i reati; ed applicare le misure ispirate al principio internazionalmente riconosciuto "di consenso libero, previo ed informato degli attori sociali, comunità locali e popoli indigeni".

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