lunedì 27 aprile 2009

L’esperto: virus grave, ma siamo ancora in tempo per impedire una pandemia


È allarme presso l’OMS per la diffusione del virus H1N1 che solitamente colpisce i suini. Migliaia i casi segnalati in Messico dove i morti sono già una settantina. Negli Stati Uniti si contano otto contagi. Abbiamo chiesto al professor Fabrizio Pregliasco di darci il polso della situazione e offrirci una stima delle possibilità che questi focolai producano una vera e propria pandemia

Dottor Pregliasco: che cos’è precisamente la “febbre suina”?

Il virus H1N1, di origine suina, è già conosciuto come malattia trasmissibile all’uomo. Nel 1976 si era acceso un focolaio simile, ma la diffusione, per fortuna, non era stata particolarmente rilevante. Le pandemie sorgono comunque in modo inatteso dal momento che in generale i virus, e anche questo in modo particolare, hanno la possibilità di sperimentare tante varianti del proprio ceppo e quindi, da un momento all’altro, divenire “adatti” per contagiare un essere umano. Il virus in questione quindi ha le capacità per diffondersi ampiamente nel mondo, ma vista la situazione attuale non mi preoccuperei più del dovuto.

Per quale motivo?

Perché all’OMS serpeggia un clima che rappresenta un “mix” di preoccupazione e di scampato pericolo. Il motivo è la velocità con la quale sono intervenuti e la capacità, assai migliore rispetto al passato, con la quale sono riusciti a individuare come omogenei dei casi che un tempo potevano non essere accomunati fra loro. Questo ha fatto sì che si potesse intervenire sui “sospetti” con maggior precisione e velocità e si potessero bloccare tutti i canali conosciuti di diffusione.

Qual è la situazione dei contagi in questo momento?

Ci sono 20 cause accertate di morte in Messico e altre 48 sospette, ma finora non accertabili. A queste si aggiungono 8 casi di sola malattia, cioè di influenza non mortale, negli Stati Uniti.

Quali misure sta attuando l’Organizzazione Mondiale della Sanità?

Rispetto al passato, dicevo, possiamo percepire questi “rumori”, segnali di focolaio, che una volta non si sentivano. L’OMS sta cercando di limitare i focolai e lo sta facendo anche mediante una massiccia campagna informativa e una grossa organizzazione. Ricordiamoci che abbiamo imparato molto dalle precedenti epidemie di Ebola e di Sars. È ancora presto per dire se la situazione sarà di vera emergenza, però in questi casi occorre subito accertarsi di aver eseguito tutte le misure profilattiche.

Esiste già un vaccino per la cosiddetta “febbre suina”?

No, non ci sono vaccini perché bisogna crearli e ci vuole tempo. Ma si è visto che il virus H1N1 è sensibile ai farmaci antivirali che possono essere usati per una prima profilassi, anche se con cautela. È bene infatti monitorare prima i realistici rischi di contagio e usare con giudizio i farmaci per non sprecarli inutilmente. È un po’ quanto avviene per l’antimalarica.

Che cosa si intende precisamente per “pandemia”?

Pandemia significa il rischio di una diffusione mondiale. Nel passato la più “famosa” è senza dubbio la “spagnola”. Solitamente l’intervallo di questo tipo di epidemie varia dai nove ai quarant’anni. Sulla variante suina del ’76 la dead line massima è del 2017. Ciò significa che siamo entro la norma ciclica, ma, ripeto, assai più protetti di un tempo.

Quindi lei invita alla calma?

Alla calma e identificare l’aspetto positivo: il virus è stato individuato rapidamente. Messico e USA hanno applicato misure che possono sembrare inquietanti, ma è una prassi sempre auspicabile nell’ottica di bloccare quanto prima la diffusione.

È allerta in America Latina


È allerta sanitario in molti Paesi dell'America Latina, dopo le morti per influenza da suini verificatesi nel Messico: diversi Paesi centroamericani, oltre a Perù, Brasile e Cile, hanno nelle ultime ore rafforzato i sistemi di prevenzione e di allarme delle strutture sanitarie.

«Siamo in contatto con le autorità del Messico», ha sottolineato per esempio la coordinatrice del settore epidemiologico del ministero della sanità del Salvador, Lilian Cruz, rilevando che particolare attenzione verrà posta nei controlli delle persone provenienti dal Messico.

Un piano di prevenzione simile è stato reso noto anche in Guatemala e in Perù. Il ministero della sanità a Brasilia ha d'altra parte fatto sapere di aver allertato le strutture mediche nazionali, precisando comunque che «non risultano nel Paese casi di virus da influenza suina, né sugli animali né sulle persone».

Da Santiago del Cile il sottosegretario alla sanità, Jeanette Vega, ha sottolineato che la barriera sanitaria predisposta dal Paese prevede in particolare controlli dei voli in arrivo dal Messico e dagli Usa. Misure di vigilanza epidemiologica sono infine state attivate in Argentina, che d'altra parte ormai da settimane è stata colpita da numerosi casi di dengue.

domenica 26 aprile 2009

Il calcio compie 25 secoli, già i Maya ci giocavano

C’era da aspettarselo che prima o poi l’avrebbero scoperto, non poteva infatti essere che un popolo evoluto come lo era quello dei Maya non conoscesse il gioco del calcio. E le conferme arrivano un po’ da tutto il mondo.

La prima conferma giunge direttamente da Guatemala City, dove una rappresentazione molto pittoresca ha messo in mostra come l'antica popolazione del centro America intendeva il gioco del calcio, una sorta di hockey con una sfera infuocata. Molto artistico e decisamente pittoresco.

Ma non è finita qui, infatti è stata resa recentemente nota dall’archeologo Fernando Acevedo la scoperta dl più antico campo da calcio, ritrovato durante i lavori edilizi per costruire delle case nei pressi della città di Merida, nello stato di Yucatan. Il campo risalirebbe a circa 25 secoli fa, ben 5 secoli prima di Cristo. Lungo 25 metri e largo 4,5, pare che in questo campo si giocassero partite con profondo significato rituale: pare infatti che il gioco costituisse la spiegazione della creazione del Sole e della Luna, avvenuta dopo una partita tra gli dei Hunahpu e Ixbalanqué contro i signori del Sottomondo.

Una scoperta che è destinata a cambiare la nostra concezione di questo popolo, e che ancora una volta evidenzia l’importanza dello sport, anche nelle civiltà più antiche.

Guatemala: altri due anni per la commissione Onu contro l’impunità

l mandato della Commissione internazionale contro l’impunità in Guatemala (Cicig), organismo creato sotto l’egida delle Nazioni Unite per combattere la criminalità infiltrata nelle istituzioni statali ed entrato in funzione nel gennaio 2008, è stato prorogato per altri due anni.

Su richiesta del governo, il Segretario Generale dell’Onu Ban Ki-moon si è detto favorevole al proseguimento dei lavori della Cicig, guidata dal giurista spagnolo Carlos Castresana, che ha già prodotto i primi risultati.

Secondo Castresana, “progressi sostanziali” contro le infiltrazioni della criminalità nell’apparato giudiziario statale hanno già portato alla rimozione del Procuratore generale e all’allontanamento dal servizio di 1700 agenti di polizia di 50 commissariati.

Il giurista ha però avvertito che “organizzazioni criminali transnazionali” sono riuscite a penetrare nelle istituzioni di governo, nel settore politico, imprenditoriale e dei mezzi di comunicazione approfittando delle strutture clandestine statali che durante la lunga guerra civile (1960-’96) hanno occultato gravi violazioni dei diritti umani.

Frutto di un accordo tra il governo e l’Onu firmato nel dicembre 2006, nonostante l’opposizione di alcuni schieramenti politici, la Cicig indaga al momento sull’ex-presidente Alfonso Portillo (2000-2004), e 32 militari, tra cui anche quattro ex-ministri della Difesa, per accuse di corruzione.

La Commissione conta 150 funzionari, guatemaltechi e stranieri, e si finanzia con contributi volontari della comunità internazionale che finora ha stanziato l’equivalente di oltre 15 milioni di euro.