sabato 13 giugno 2009

Guatemala: Impunità, corruzione e mafia

Lo Stato Guatemalteco si basa sul funzionamento e la diffusione del modello neoliberale,sull'impunità, la corruzione e le mafie. Dichiarazione delle Organizzazioni indigene e campesine. " La reazione governativa e dei partiti di opposizione di destra, generate dall'assassinio dell'avvocato Rosemberg, stanno deviando l'attenzione dalla problematica fondamentale: l'esistenza di uno Stato marcio e pervaso da impunità, corruzione e mafie, oltre che da impoverimento, perdita di impieghi, militarizzazione, e segnato dalla cattura di 4 leader sociali di San Juan Sacatepéquez e di Ramiro Choc, trasformati in prigionieri politici dell'attuale regime; la repressione e gli stati d'eccezione contro le richieste popolari, ed ora la crisi della sanità, per menzionare alcuni dei più urgenti problemi. La crisi che attraversiamo è frutto della diffusione e del radicoamento del modello neoliberale che tanto gli anteriori come questo governo hanno spinto".

In Guatemala esistono una serie di fatti che mettono allo scoperto gli interessi particolari e di gruppo, che riguardano funzionari dei cosiddetti poteri esecutivo, legislativo e giudiziario, impresari e narcotrafficanti o membri del crimine organizzato. Nella pratica non c'è istituzione statale che non sia penetrata da questi oscuri interessi.

I membri dei Popoli Indigeni, le organizzazioni contadine e sociali, sotto firmatari consideriamo che la situazione che attualmente si vive è frutto di una disputa tra gruppi dominanti, ognuno dei quali cerca di mobilitare le cittadine ed i cittadini in suo appoggio senza informare con responsabilità e trasparenza, e contemporaneamente occultando la natura dell'attuale crisi economica, politica, sociale. La situazione che ora si vive mette in evidenza diversi interessi e manipolazioni dei gruppi di potere, sia fuori che dentro il governo, che vogliono capitalizzare la situazione per proprio beneficio, presentandola come una domanda di ampi settori della popolazione e generando instabilità politica.

Funzionari ed impresari corrotti, membri delle mafie agiscono violando la legge, ed i responsabili di legiferare, prendere provvedimenti esecutivi o applicare la legge ignorano questi fatti o agiscono con esagerata lentezza, poiché non esiste la volontà per affrontare di petto il cancro dell'impunità e della corruzione che consuma il Guatemala; nel frattempo quando il popolo, in difesa delle sue richieste legittime, si organizza per esigere il rispetto dei suoi diritti, è schiacciato brutalmente dal peso della repressione. Basta ricordare, per esempio, l'intromissione di 2000 poliziotti e soldati, l'anno scorso, per catturare 25 leader comunitari di San Juan Sacatepéquez, il cui delitto consiste nel difendere il loro territorio.

Il problema di fondo è che il crimine organizzato, la disputa dei fondi del bilancio nazionale, come l'adesione alle misure neoliberali e di consegna delle risorse naturali alle multinazionali, si muovono a piede libero sulle fondamenta della corruzione, delle dispute mafiose e dell'impunità. Questa situazione è frutto della considerazione che i gruppi di potere hanno delle istituzioni dello Stato, viste come un bottino da accaparrarsi; in questo contesto non è strano che si verifichino una serie di fatti criminali e che, quando si vogliono prendere provvedimenti come la legge di accesso all'informazione o la legge sulla trasparenza dell'elezione dei magistrati, i partiti politici e gli organismi dello Stato manifestino l'accordo, ma nella pratica blocchino le misure che portano ad un maggiore controllo e partecipazione da parte della cittadinanza.

Richiamiamo i Popoli Indigeni, le organizzazioni popolari e sociali ad esercitare insistenti pressioni perché abbiano fine l'impunità e la corruzione, poiché sono queste a permettere alle mafie di agire a proprio piacimento. Una di queste misure deve essere la trasformazione radicale degli organi giudiziari e del Pubblico Ministero, che si sono convertiti in strumenti d'impunità e di violazione dei diritti invece di proteggere la legge.

Per l'ennesima volta, noi popoli ed organizzazioni indigene e contadine riaffermiamo la necessità della completa rifondazione dello Stato attuale, e chiediamo di lasciare spazio alla costruzione collettiva di un Stato Plurinazionale, con pieno rispetto della cosmovisione e del territorio dei Popoli Indigeni, basati sul Buen Vivir, unica alternativa per uscire dalla crisi attuale ed unica risposta di fronte alla depredazione delle ricchezze di Madre Natura, da parte delle imprese nazionali e straniere.

Appoggiamo le azioni della Commissione Internazionale Contro l'Impunità in Guatemala-CICIG; i fatti recenti hanno dimostrato abbondantemente la necessità dell'esistenza di questa commissione; per questo sollecitiamo alla comunità internazionale il suo totale appoggio, affinché si evidenzino e sradichino i corpi illegali e gli apparati clandestini che mantengono il Guatemala nella corruzione, nell'impunità e nell'inquietudine.

Chiediamo a tutte le istituzioni dello Stato di rendere trasparenti i propri atti, compiendo così all'obbligo di trasmettere e diffondere l'informazione alla società guatemalteca; egualmente incoraggiamo le cittadine ed i cittadini a promuovere o ad esigere la messa in funzione dei meccanismi per avere una maggiore partecipazione ed un maggior controllo sulle istituzioni governative.

venerdì 5 giugno 2009

Gli archeologi: forse fu l'esaurimento di risorse a causare la decadenza dell'impero


Potrebbe essere stato l'esaurimento delle risorse naturali, e non la comparsa di malattie e guerre, la principale causa del collasso della civiltà Maya. Lo sostiene uno studio guidato da David Lentz, un paleoetnobotanico dall'universita' di Cincinnati e pubblicato sulla rivista Journal of Archaeological Science. Lo scienziato ha studiato i resti di travi e architravi in legno presenti in sei templi Maya a Tikal in Guatemala e ha scoperto che i costruttori dei templi cambiarono tipo di legno poche decadi prima che i Maya abbandonassero la citta', nel nono secolo dopo Cristo. Da un legno piu' duro e adatto a costruire travi e a essere scolpito, come quello proveniente dall'albero della sapodilla usato per i templi costruiti prima del 741 dopo Cristo, i Maya passarono al legno dell'albero chiamato campeggio, Haematoxylum campechianum, una pianta della famiglia delle leguminose piu' piccola della prima, che produce legno nodoso e poco adatto all'uso che ne e' stato fatto. Un legno 'di qualita' nettamente inferiore' ha osservato Lentz, secondo cui questa sostituzione e' la principale prova di un esaurimento delle risorse naturali che potrebbe essere anche la causa del declino dei Maya. Del resto anche altri popoli sono scomparsi per la stessa ragione, come gli antichi abitanti dell'isola di Pasqua autori dei moai, le grandi sculture in pietra che caratterizzano l'isola. Precedenti studi sui pollini avevano suggerito che la deforestazione e l'erosione del suolo subirono un incremento poco prima del collasso della civilta' Maya. Ma, spiega lo studioso, il legname da costruzione dei templi di Tikal mostra per la prima volta come il sovra-sfruttamento delle risorse abbia inciso sulla civilta' Maya.

LA CIVILTA' DEI MAYA

I Maya, una civilta' ancora oggi avvolta nel fascino e nel mistero. La civilta' Maya ha origini antichissime: i primi insediamenti si possono attribuire al 1500 a.C., ma e' solo nel 300 a.C. che le prime vere e proprie città si cominceranno a sviluppare. L'impero Maya era localizzato negli attuali territori del Veracruz, Yucatan, Campeche, Tabasco e Chiapas in Messico;

nel Guatemala e nell'Honduras.

Il periodo classico, compreso tra il 300 a.C. e il 900 d.C., è caratterizzato dalla diffusione in tutti i territori Maya di una cultura pressochè uniforme. In questo periodo la storia Maya presenta il suo sviluppo piu' massiccio nell'organizzazione culturale, politica, tecnologica, culminando in uno scenario dove ogni citta' era un piccolo stato che aveva contatti con le medesime solo per scambi commerciali. Intorno al 900 d.C., questi centri vennero misteriosamente abbandonati (le ipotesi spaziano da carestie ad eventi naturali). Parte della popolazione si spostò nello Yucatan e qui ebbe il suo centro la civilta' Maya del periodo seguente.
L'apice del popolo Maya fu intorno al 1000 d.C., ma problemi interni e guerre fra le varie citta' ne provocarono la decadenza. L'agricoltura era alla base dell'economia Maya; il mais ne era il prodotto principale, seguito da cotone, fagioli, cacao e zucche. Una caratteristica di questo popolo, che ne caratterizza l'elevato grado di conoscenze tecniche, e' rappresentato dalla vasta rete idrica. Questa era costituita da piccolissimi canali che convogliavano in grandi cisterne adibite alla raccolta dell'acqua per l'uso quotidiano e per l'irrigazione dei campi.
Le tecniche di tessitura del cotone e di produzione della ceramica erano avanzate. Come unita' di scambio venivano utilizzati campanelli di rame e chicchi di caffe'; il rame inoltre era lavorato insieme a oro, argento, conchiglie e piume colorate, per produrre ornamenti. Il re rappresentava il fulcro della vita delle citta'-stato, ed in questo compito era assistito da capi locali che distribuivano le terre alle famiglie dei villaggi. Ma con il tempo il re, l'unica entita' in grado di tenere unita tutta la popolazione, perse di credibilita'. La popolazione lentamente abbandono' i grandi centri urbani e tutte le attivita' commerciali persero la loro importanza. Le rovine di numerosi centri costruiti per le cerimonie religiose mostrano l'abilita' dei Maya nel campo dell'architettura.

Questi centri comprendevano di solito vari basamenti piramidali, spesso sormontati da templi o altri edifici. Le piramidi, generalmente di terra e pietrisco, erano rivestite da blocchi di pietra e vi si accedeva tramite ripide scale, poste su uno o piu' lati. Le abitazioni comuni erano probabilmente simili alle capanne in mattoni e frasche in cui abitano ancora oggi i discendenti dei Maya. I Maya elaborarono un metodo di scrittura geroglifica e registrarono la storia, la mitologia e i riti, in iscrizioni scolpite e dipinte su lastre di pietra o colonne, architravi, scalinate o altri monumenti. Venivano inoltre scritti libri di carta ripiegata ottenuta dalle fibre di agave, contenenti informazioni di agricoltura, clima, medicina, caccia e astronomia.
E' assai noto il CALENDARIO MAYA, molto complesso ed il piu' accurato fra quelli conosciuti prima del calendario gregoriano.L'anno iniziava il 16 luglio, quando il sole attraversava lo zenit, durava 365 giorni ed era suddiviso in 28 settimane di 13 giorni ciascuna. I Maya, essendo politeisti, veneravano un gran numero di divinita' della natura. Benche' i Maya fossero un popolo pacifico per quel che riguarda i rapporti con le altre popolazioni, erano comuni i sacrifici umani e i riti sanguinolenti che si facevano in onore del Serpente Piumato, considerato il PROGENITORE DELLA STIRPE. Secondo le credenze Maya infatti, solo con il dolore ed il sacrificio si potevano espiare i peccati commessi.Tutta la citta' partecipava attivamente ai riti sacrificali; anche il re era oggetto di riti propiziatori attraverso salassi di sangue. Si procurava volontariamente delle ferite, si raccoglieva il sangue e lo si bruciava in nome degli dei. La definitiva crisi, che decreto' il declino irreversibile dei Maya, e' da ricercare in vari fattori come il ripresentarsi di catastrofi naturali, pestilenze, uragani e di conseguenza raccolti andati perduti, che portano carestie e continue guerre con le citta' o popoli confinanti.

A questo punto i Maya furono lentamente assoggettati dagli Aztechi. Gli spagnoli, giunti nel XVI secolo, rovesciarono con facilita' i gruppi Maya, indeboliti dalle guerre interne e colpiti da devastanti epidemie di cui erano portatori gli stessi conquistadores. Gli spagnoli introdussero nei nuovi territori i principi del diritto romano, dell'amministrazione e della giustizia, sviluppando un sistema coloniale estremamente burocratico e imponendo agli indigeni la lingua, la cultura e le istituzioni spagnole. La Chiesa cattolica convertì al cattolicesimo le popolazioni locali. Durante il periodo della colonizzazione si distrusse completamente l'identità di questo popolo: ebbe inizio lo sfruttamento massiccio delle risorse e la continua soppressione della popolazione originaria. Gli indigeni durante tutti i secoli della colonizzazione, non contenti di vivere sfruttati e maltrattati, cercarono continuamente di ribellarsi, ma ogni tentativo risultò inutile.