martedì 14 ottobre 2008

Le riflessioni dei popoli indigeni


"Prima di essere vittime siamo popoli con autonomia e governi propri" Riflessioni presentate dai delegati del popolo Wayúu, Arhuaco (Ika) e Wiwa, partecipanti alla Quinta Assemblea Congressuale Regolamentaria dello Statuto delle Vittime della Violenza, tenutasia Valledupar (Cesar), il 12 settembre 2008. Trattare allo stesso modo ciò che è diverso costituisce comunque una forma di discriminazione e di razzismo. Si spera che tra i principi generali del progetto di legge insieme a quello di uguaglianza, ci sia anche il riconoscimento ed il rispetto della diversità etnica e culturale del paese. In questo contesto è necessario che si chiarisca che l'attenzione alle vittime dato dal progetto di legge deve compiersi con un diverso punto di vista, che tenga conto della cosmovisione, dei valori identitari e degli usi e costumi dei popoli indigeni e degli altri gruppi etnici (afrodiscendenti, Raizal e Rom). Il progetto di legge deve evitare a tutti i costi l'assunzione di posizioni che neghino l'esistenza del conflitto armato in Colombia e le azioni del paramilitarismo. La pretesa del governo nazionale e dei diversi settori politici uribisti di negare il conflitto armato in Colombia, non aiuta a garantire i diritti alla verità, alla giustizia e al risarcimento delle vittime. Si pretende di negare che le strutture paramilitari continuino ad attuare, sotto nuove forme e con nuovi contenuti. Molte delle vittime delle Aquile Nere o delle denominate dal Governo Bande emergenti criminali (BACRIM), rimangano fuori da questa legge, per quanto secondo la legge governativa queste non sarebbero vittime del paramilitarismo ma delle bande mafiose e delinquenziali. E' molto importante che l'universo delle vittime si sia ampliato fino a comprendere coloro che lo furono per colpa di agenti dello Stato e della Forza Pubblica, visto che fino ad ora venivano escluse da tutte le norme esistenti. E' comunque necessario che nel testo di legge rimanga stabilito con chiarezza la responsabilità dello Stato, di azione o di omissione, nelle gravi violazioni ai Diritti Umani e nelle infrazioni al Diritto Internazionale Umanitario che si sono verificate. Il progetto di legge deve stabilire chiaramente delle distinzioni tra quello che costituisce l'aiuto umanitario ed il riconoscimento dei diritti economici sociali e culturali (DESC), i quali sono funzione dello Stato, da tutto quello che riguarda la giustizia integrale. Si stima che le norme e le disposizioni legali contenute nel decreto 1290 del 22 aprile 2008 "per mezzo del quale si crea il Programma di Risanamento per via amministrativa" è una maniera di abbassare gli standard dei diritti che risarciscono le vitime. Bisogna aggiungere che l'armonizzazione di queste due norme finisce per generare una grande ambiguità che finisce per penalizzare i diritti delle vittime. Anche se il progetto di legge segnala la strada per il risanamento integrale, si riferisce ad un ambito individuale e, in questo senso, dice molto poco in riferimento al collettivo. In questo senso i popoli indigeni e gli altri gruppi etnici sentono un grande vuoto e continuano ad essere isolati com soggetti collettivi di diritto. I danni causati ai nostri patrimoni culurali ed intellettuali, non possono essere risarciti e riparati adeguatamente, anche perché da un punto di vista economico non si possono contabilizzare con facilità. Bisogna chiarire che le basi di un eventuale risarcimento dei popoli indigeni e degli altri gruppi etnici, si basano sulle adeguate garanzie per il recupero, il consolidamento ed il pieno controllo dei loro nostri ancestrali. Anche se nel testo di legge si menzionano meccanismi per la restituzione delle terre, questo non è sufficiente per i nostri popoli, visto che non si fa riferimento esplicito ai nostri territori, i quali hanno una speciale connotazione e significato per tutti i popoli indigeni e gli altri gruppi etnici. Il concetto di Consulta Previa dovrebbe essere ingrandito fino ad includere il Consenso Previo, Libero ed Informato che da maggiori garanzie, visto che la Consulta Previa ha finito per diventare un mero procedimento amministrativo. Il Consenso Previo, Libero ed Informato permette ai popoli indigeni e agli altri gruppi etnici di opporsi a qualsiasi tentativo lesivo nei confronti delle nostre culture e cosmovisioni.

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