mercoledì 25 giugno 2008

Accatastai nelle megalopoli



fonte: liberazione.it
Fabrizio Floris e Daniele Moschetti*Un giorno, nel corso del 2008, forse una donna darà alla luce il proprio figlio nella bidonville di Ajegunie, a Lagos, in Nigeria. Forse un uomo abbandonerà il proprio villaggio a Giava per trasferirsi a Giacarta. Oppure un contadino peruviano cercherà di fuggire dalla povertà per andare ad abitare in uno degli innumerevoli pueblos jóve nes di Lima, in Perù.Poco importa quale di questi eventi accadrà realmente. In ogni caso, passerà inosservato. Eppure, sarà il segno di una delle principali svolte della storia dell'umanità. Per la prima volta, la popolazione urbana del pianeta avrà superato la popolazione rurale. Di fatto, vista l'imprecisione delle statistiche che riguardano il Terzo mondo, forse questa transizione storica è già avvenuta.Il processo di urbanizzazione del globo è progredito più rapidamente di quanto non avesse previsto il Club di Roma nel suo famoso rapporto, "Limiti della crescita", pubblicato nel 1972.Nel 1950 esistevano al mondo 86 agglomerati con oltre un milione di abitanti. Oggi sono 400. Si calcola che nel 2015 saranno almeno 550. A partire dal 1950, i centri urbani hanno assorbito quasi due terzi dell'esplosione demografica mondiale e, ogni settimana, il dato aumenta di un milione di persone, tra neonati e nuovi immigrati. In questo momento, la popolazione urbana (3,2 miliardi di abitanti) è più numerosa di quanto non fosse l'insieme della popolazione mondiale nel 1960.Le previsioni indicano che il 95% di questa crescita dell'umanità avrà luogo nelle zone urbane dei paesi in via di sviluppo. La popolazione di queste aree dovrebbe raddoppiare, per raggiungere quasi 4 miliardi di abitanti nel corso del la prossima generazione (il dato aggregato, della popolazione urbana di Cina, India e Brasile oggi è quasi allo stesso livello di quello di Europa e Nord America). L'esito più spettacolare di questa evoluzione sarà il moltiplicarsi delle metropoli con oltre 8 milioni di abitanti; più incredibile ancora sarà l'impatto delle megalopoli con oltre 20 milioni di abitanti (dato che corrisponde all'intera popolazione urbana del pianeta all'epoca della Rivoluzione francese).Nel 1995, solo Tokyo aveva raggiunto simili livelli. Secondo Far Eastern Economie Review , attorno al 2025, nel solo continente asiatico saranno già presenti una decina di conurbazioni di queste dimensioni, tra cui Giacarta in Indonesia (24,9 milioni), Dacca in Bangladesh (25 milioni), e Karachi in Pakistan (26,5 milioni). La popolazione dell'immensa metro-regione fluviale di Shanghai, la cui crescita è stata bloccata durante i decenni della politica maoista di sotto urbanizzazione, potrebbe raggiungere 27 milioni di abitanti. Le previsioni per Bombay (India) indicano una popolazione di 33 milioni di abitanti, benché nessuno sia in grado di sapere se una concentrazione così colossale di povertà sia biologicamente ed ecologicamente sostenibile.Se le megalopoli sono le stelle più brillanti del firmamento urbano, tre quarti della crescita della popolazione urbana avverrà in agglomerati più piccoli: zone urbane secondarie, praticamente prive di pianificazione e servizi adeguati. In Cina (paese ufficialmente urbanizzato per circa il 40% nel 1997), il numero ufficiale delle città è passato da 196 a 640 dal 1978 a oggi. Tuttavia, la quota relativa delle grandi metropoli, nonostante la loro straordinaria crescita, è in realtà diminuita rispetto all'insieme della popolazione urbana, e sono soprattutto le "piccole" città e i borghi recentemente diventati città ad aver assorbito la maggioranza della manodopera rurale costretta ad abbandonare le campagne dalle riforme successive al 1979.Anche in Africa, alla crescita esplosiva di alcune megalopoli come Lagos (passata dai 300mila abitanti del 1950 ai 10 milioni di oggi) si accompagna la trasformazione di decine di "piccole" città, come Ouagadougou (Burkina Faso), Nouakchott (Mauritania), Douala (Camerun), Antananarivo (Madagascar) e Bamako (Mali), città ormai più popolose di San Francisco o Manchester. In America Latina, mentre in precedenza la crescita era stata monopolizzata a lungo dalle principali metropoli, oggi l'esplosione demografica avviene a Tijuana (Messico), Curitiba (Brasile), Temuco (Cile), Salvador, Belem (Brasile) e altre città secondarie, che contano tra 100mila e 500mila abitanti.Urbanizzazione non significa solo crescita delle città, ma anche trasformazione strutturale e crescente interazione di un vasto continuum urbano-rurale.Gli urbanisti s'interrogano, inoltre, sulle straordinarie strutturazioni, reti, corridoi urbani e città-satellite che lega no tra loro le città del Terzo mondo. Per esempio, il delta dello Zhujiang (Hong Kong-Guangzhou) e del Yangtze (Shan ghai), così come il corridoio Pechino-Tianjin, si stanno trasformando in megalopoli urbano-industriali comparabili alla conurbazione Tokyo-Osaka, alla valle inferiore del Reno e al corridoio New York-Filadelfia. Forse questa è la prima tappa di un emergente corridoio urbano continuo che va dal Giappone e dalla Corea del Nord fino a ovest di Java. È quasi certo che Shanghai avrà le stesse proporzioni di Tokyo, New York e Londra, una di quelle "città globali" da cui transita il flusso mondiale dei capitali e dell'informazione. Il nuovo ordine urbano potrebbe tradursi in una crescente disuguaglianza all'interno delle città e tra città con dimensioni e funzioni diverse.La dinamica dell'urbanizzazione del Terzo mondo sintetizza e, nel contempo, contraddice le precedenti urbanizzazioni in Europa e Nord America nel 19° e 20° secolo. In Cina, paese essenzialmente rurale per millenni, la più importante rivoluzione industriale della storia si realizza con lo spostamento di una popolazione pari a quella europea dalle profonde campagne verso un habitat di grattacieli e smog. Tuttavia, nella maggior parte dei paesi in via di sviluppo, la crescita urbana non è alimentata dall'energia della potente macchina cinese dell'industria e dell'esportazione, né dal flusso costante di capitali stranieri. In questi paesi, il processo di urbanizzazione è completamente svincolato dall'industrializzazione e da ogni forma di promozione sociale.

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