mercoledì 21 ottobre 2009

Sangue in Guatemala: 12 Ottobre

La polizia spara sui contadini e gli indigeni che partecipavano alla Giornata di azione mondiale in difesa della Madre Terra e protestavano contro la rapina dei beni comuni attuata dalle multinazionali straniere, compresa l'italiana Enel, con la benedizione del governo.

Il 12 ottobre durante le mobilitazioni indette per la Giornata mondiale di azione in difesa della Madre Terra lanciata al Forum sociale mondiale di Belem, tenutosi dal 27 gennaio al primo febbraio di quest’anno, un ragazzo di 19 anni Gilmer Boror Zet è stato ucciso a San Juan Sacatepéquez, in Guatemala, mentre partecipava alla «Protesta de la Madre Tierra». Sono, inoltre, stati feriti gravemente altri due manifestanti: Odulio Raxón Zet, di 16 anni e Esteban Catellanos Orellana di 65 anni. La manifestazione era stata indetta da diverse organizzazioni indigene e contadine guatemalteche tra cui la Fondazione Rigoberta Menchú Tum, il Centro per l’azione legale a difesa dei diritti umani [Caldh], la Coordinadora nacional indigena y campesina [Conic] e la Coordinacion y convergencia nacional Maya Waqib´Kej.
La scelta del luogo della manifestazione non è stata casuale. È da più di un anno che a San Juan Sacatepéquez grandi mobilitazioni si oppongono all’apertura della fabbrica di cemento «Progreso». Lo scorso luglio cinquemila persone hanno percorso le strade di San Juan Sacatepéquez per denunciare i rischi di contaminazione delle acque. La fabbrica, già in costruzione, dovrebbe iniziare a funzionare nel 2012, occupando 900 ettari di terreno e producendo 2,2 milioni di tonnellate di cemento all’anno.
Già nel giugno del 2008 la protesta è stata segnata da un grave episodio di violenza: un dirigente campesino durante una manifestazione contro l’apertura della fabbrica è stato assassinato in uno scontro con le forze di polizia. In quell’occasione Alvaro Colom, Presidente del Guatemala, ha decretato lo stato di emergenza per quindici giorni. In seguito il governo e le organizzazioni indigene e contadine hanno firmato degli accordi, mai applicati, che prevedevano la smilitarizzazione della zona e la cessazione dei processi politici in atto contro i leader della protesta.
Il corteo che il 12 ottobre ha attraversato la città è stato attaccato all’altezza del ponte El Caminero. Tutte le vittime sono originarie della comunità Lo De Reamos di San Juan Sacatepéquez. Secondo le testimonianze degli stessi organizzatori della marcia, i colpi sono partiti da alcuni uomini vestiti di nero infiltrati nel corteo. Tutto il movimento indigeno del Guatemala chiede ora verità e giustizia per quanto accaduto. Nell’aderire alla mobilitazione globale e nell’appello per la manifestazione del 12 ottobre i popoli indigeni del Guatemala chiedevano anche la definizione di una riforma agraria integrale che rispetti i territori indigeni, la sovranità alimentare e l’economia comunitaria. Si chiedeva inoltre il ritiro immediato dal Guatemala di imprese nazionali e straniere che realizzano nel paese megaprogetti estrattivi, minacciando quotidianamente la sopravvivenza di molte comunità.
Tra queste proprio l’impresa di cemento Progreso, ma anche la miniera Marlyn della multinazionale canadese Glamis Gold, responsabile della contaminazione da cianuro del suolo e delle acque nella regione di San Marcos, e l’italiana Enel coinvolta in un progetto idroelettrico nel fiume Jute contro cui, ormai da anni, combattono le organizzazioni indigene e contadine.
Allo Stato e al Governo del Guatemala le organizzazioni sociali chiedevano di fermare la repressione contro le comunità che si oppongono al saccheggio dei beni comuni. Chiedevano inoltre indagini serie sui gruppi armati privati legati al narcotraffico responsabili di assassini, azioni violente e persecuzioni. Il giovane ucciso il 12 ottobre allunga la lista delle persone assassinate nell’ultimo semestre del 2009. Solo nei mesi di settembre ed agosto sono sette i leader uccisi da gruppi armati regolari o non in Guatemala.

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