mercoledì 21 ottobre 2009

La Protesta indigena


Perù, Ecuador, Guatemala, Cile, Panama: negli ultimi mesi la voce dei popoli indigeni dell’America Latina ha guadagnato forza e clamore. Dopo la rivolta che ha insanguinato l’Amazzonia peruviana (oltre trenta morti), portando alla sospensione della contestata legge sullo sfruttamento delle risorse naturali nella regione. Dopo che la sollevazione dei nativi ecuadoriani ha costretto il presidente Rafael Correa ad aprire un tavolo di trattative sulla legge mineraria, ieri in occasione del Columbus day la protesta indigena si è fatta sentire in molti Paesi della regione. In Guatemala una manifestazione di protesta dei contadini indigeni contro il Dia de la Hispanidad ha provocato un morto, due feriti d’arma da fuoco e una decina di contusi. I manifestanti hanno infatti bloccato numerosi accessi alla capitale Guatemala City, provocando le ire di automobilisti e autotrasportatori e la situazione è degenerata in violenti scontri.

A Panama gruppi di discendenti dei popoli originari hanno bruciato le bandiere spagnole e marciato per le strade del Paese per chiedere il rispetto delle proprie terre e tradizioni, la cancellazione delle concessioni distribuite ad aziende multinazionali per lo sfruttamento delle risorse naturali, e protestare per il mancato rispetto dell’autonomia dei popoli indigeni. Gruppi di manifestanti hanno bloccato uno degli accessi della frontiera con il Costa Rica, mentre un altro gruppo ha “assediato” l’ambasciata spagnola. La marcia dei popoli originari cileni ha portato a Santiago del Cile diverse migliaia di persone, che hanno ricordato il Dia de la Hispanidad dalla prospettiva indigena. Vestiti con abiti tradizionali si sono dedicati a canti e balli ricordando il “Bicentenario della repressione” e protestando per la situazione nella regione di Arucania, dove da anni è in atto un battaglia legale e civile da parte dei nativi che chiedono il riconoscimento dei diritti su vaste aree che sono state date in concessione a imprese agricole o del legname. La situazione si è fatta più tesa dallo scorso mese di agosto quando un giovane è morto dopo essere stato colpito da una pallottola alla schiena nel corso di una manifestazione.

Il 12 ottobre da alcuni anni è diventato, in America Latina, il giorno delle proteste dei contadini indigeni che, coscienti dell’eco internazionale che le celebrazioni per la scoperta dell’America risvegliano in tutto il mondo, cercando i “usare” i riflettori accesi per l’occasione come un’opportunità per far conoscere all’opinione pubblica le proprie problematiche. La questione dei popoli originari però non è solo un problema “interno” o locale, ma una realtà politica di cui quasi tutti i Paesi della regione devono tenere conto, soprattutto quelli in cui, come Bolivia ed Ecuador, i capi di Stato hanno cavalcato le rivendicazioni indigene per ottenere il successo politico.

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