Un pò di cifre per capire che se si vuole parlare di autonomia per le ONG, allora forse è il caso di rivedere il finanziamento e le modalità di distribuzione dei fondi.
Circa tremila italiani sono impegnati nelle oltre 160 Ong (organizzazioni non governative) italiane che operano in 89 paesi del mondo, con una fortissima presenza in Africa (34 paesi), dove si registra la più alta percentuale di povertà assoluta.
In Italia le ong, al contrario di altri paesi, hanno il problema del 'cash flow', ossia della liquidità. I fondi del governo o della Agenzie internazionali da noi ci mettono mesi, se non anni, ad arrivare e le ong non possono sostenere anticipatamente spese onerose che alcune missioni all'estero comportano''. Insomma, ''il sistema del credito cosi' com'è non va e bisogna cambiarlo, facendo in modo che una ong possa avere immediata disponibilità dei suoi fondi''. Oltrettutto si tratta di organismi no profit, che al contrario delle imprese del libero mercato non si rivalgono sul cliente ne' tanto meno possono sempre pianificare le loro attività''.
Basti pensare -ricorda- che negli anni '90 alla cooperazione internazionale veniva assegnato lo 0,34% del Pil (contro lo 0,2% di oggi), equivalente a circa 350 miliardi di lire. Un valore che oggi sarebbe pari a circa 300 milioni di euro”.
Inoltre esiste una forte disparità di trattamento economico tra COOPERANTE ESPATRIATO E PERSONALE LOCALE: sono 3.000 euro mensili, + 200 euro di vitto al giorno per gli italiani, al NETTO DEI CONTRIBUTI, mentre di solito il personale locale, per esempio in guatemala, prende intorno ai 400 euro al mese!), secondo le istituzioni italiane chi cercano di favorire?
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